Da qualche tempo nel nostro Paese si è ritornati a classificare le persone di ogni gruppo, sesso, età e razza attraverso gli Stereotipi.
Ma cosa sono gli Stereotipi? Non entrerò nel merito delle definizioni date da molti studiosi (psicologi, antropologi e così via), che hanno dedicato molto tempo e condotto numerosi esperimenti per cercare di arrivare ad un concetto, che però non è mai stato unanime, posso semplicemente definire lo Stereotipo come un giudizio generale e cioè un etichettamento, una categorizzazione primaria, basata sul non conosciuto. È una prima risposta data in difesa dell’ignoto.
Ma è proprio questo il punto: nel 2018 la multietnicità è ancora un ignoto? La parità dei sessi è ancora un ignoto?
Allora chi è davvero in difficoltà? L’altro o noi che non riusciamo neanche ad approcciarci a lui (talvolta anche per paura) perché non conosciamo e contro cui ci sembra di doverci difendere?
Molte volte l’incapacità di superare le difficoltà e i momenti di crisi, come quelli che stiamo vivendo negli ultimi anni favoriscono la definizione semplicistica e il senso comune, a cui è più facile aggrapparsi, ma tutto ciò ha un carattere deumanizzante (cioè priva la vittima dello stereotipo della sua umanità, dei suoi diritti e del suo vedersi riconoscere la propria individualità).
L’obiettivo di questo articolo è un invito a riflettere, ma soprattutto un invito ad attivare la consapevolezza delle proprie azioni e prima ancora delle proprie opinioni, cioè non seguire meccanicamente e senza libertà delle stereotipie, ma avvalersi del diritto di conoscere e di decidere.
Paola Marigliano